La pericope evangelica che è stata proclamata nella liturgia festiva, Matteo 4, 12-23 è stata commentata dalla composizione floreale accanto all'altare.
vv. 12-16 Gesù lascia Nazaret, senza smettere di essere "giglio" e porta lo splendore delle fiamme che ardono nel candelabro alla terra di Zabulon e di Neftali, nella Galilea delle genti. Abbiamo identificato il territorio nuovo e la nuova residenza di Gesù con il verde di diverse provenienze e specie, ma tutto lucido e luminoso.
La Galilea delle genti è la risultante di una dominazione straniera che tarda a cancellarsi dalla memoria, è data dal territorio che va verso il pianeggiante fino a diventare riva del Mare di Galilea; lì le genti pur restando diverse si incontrano e, spinte dalla necessità della sopravvivenza, mettono in comune tutte le proprie risorse e le capacità personali. Certo, non c'è la purezza del culto, né sono presenti scuole teologiche di spicco, ma c'è un ecumenismo "de facto", imperfettissimo, forse quasi ereticale, ma reale.
v. 17 dal giglio parte una "via" realizzata con il cosiddetto vedo la sposa caratterizzato dai piccolissimi fiori bianchi, quasi fossero le orme del camminare di Gesù. Lui che ha lasciato Nazaret, che è sceso a Cafarnao e vi si è stabilito, non resta però stanziale, ma conserva il carattere "nomadico" del pastore. Nell'intreccio delle vie degli uomini Dio stesso ne traccia una del tutto nuova e dove non ce n'era forse nessun bisogno: l'agire di Dio non è finalistico, si nutre abbondantemente del gratuito.
vv. 18-22 nel suo camminare Gesù fa incontri, lascia dietro di sé salute, libertà, parole di vita. Ma proprio come è successo per la Via nuova che va manifestando, anche la chiamata dei primi quattro apostoli è caratterizzata dalla non necessità. Non sono persone che non sanno cosa fare nella vita, né che non sanno dare ad essa un senso, è gente intraprendente e volenterosa e, anzi, suscitano la creazione di società e di imprese. Nella loro attività, senza che loro siano andati alle sue conferenze, Gesù li incontra e li chiama, ed essi "subito" lo seguono. Hanno ognuno un nome, hanno relazioni di sangue e di affetto e responsabilità sociali, ognuno, per sempre, resterà se stesso. Abbiamo tradotto tutto questo con le quattro gerbere di colore diverso, dove il rosso è stato identificato con la "passione", il bianco con la "purezza del cuore", il giallo con la "solarità" e l'arancio con la "libertà" che possono essere tutte ricondotte ad un particolare apostolo.
v. 23 Tutto questo per renderci conto che il Regno è in mezzo a noi, non lo possediamo, ma crediamo con tutto il cuore e con fede retta che ne facciamo parte.
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