sabato 26 gennaio 2013

In ricordo di Giuseppina


Oggi ci siamo congedati da Giuseppina Giorgi una donna "bella" della nostra comunità parrocchiale. La liturgia della Parola è stata quella di questa terza domenica per annum. Una comunità che costruisce un luogo adatto per la proclamazione e l'ascolto della Parola che poi si sviluppa in sinagoga dove ci si alza per proclamare e ci si siede per commentare e ... un corpo, non da costruire ma da percepire: ci siamo dentro.
Giuseppina si è presa cura del "corpo", ha amato alla follia e pudicamente il grande Amore della sua vita: Libero, che non ha mai costretto a frequentare la chiesa. Un amore bello, nobile ... oserei dire ecumenico!
Mi piace molto questa "donna" e ora la immagino mentre danza con Libero alla melodia del cantico nuovo dell'Agnello.
Credo che a questo mira la liturgia della chiesa: apprendere i passi della danza di Dio,  e credo che Giuseppina l'abbia imparata.
Danzate ora per l'eternità nella bellezza dello Spirito!

1 commento:

  1. Caro Don Mauro siamo tra i nipoti di Giuseppina, ne aveva 14. Ci ha molto commosso il suo riferimento al grande amore di zia per Libero, che però non avremmo definito né con il termine di passione né con l'aggettivo folle. Era un amore concreto e reale che teneva conto dei limiti di ognuno , un amore passato per la vita di tutti giorni che lascia poco alla danza, molto di più alla solidità di una condivisione di gioie e dolori, comuni alla vita di tutti.

    Grazie per averlo ricordato, ci ha stupito anche che lei ne fosse a conoscenza dopo 20 anni dalla morte di Libero e che lo considerasse così essenzialmente caratterizzante la vita di zia.

    A noi piace invece ricordare la gioia che provavamo quando il campanello suonava a Roma o a Balsorano e dicevamo è arrivata Zia Peppa! e il mondo di noi bambini si illuminava. Arrivava una zia che riempiva d'amore tutto quello che faceva.

    A noi piace ricordare quando andava a 75-80 anni, dalla cugina di Libero, e Libero era morto già da tanto, e riempiva la macchina di frutta che la cugina le regalava per la mensa, o quando andava in giro per negozi a farsi regalare il pane e i dolci per le feste della parrocchia, o quando a 75-80 anni la domenica mattina usciva presto con il freddo per portare la comunione ai malati. O comprava i calzettoni che non le servivano a nulla dai venditori immigrati che bussavano alla sua porta e non aveva cuore di rimandare via a mani vuote.

    E ci ha commosso quando ormai malata ha cominciato a cercarci con più assiduità. E' voluta venire a Roma, perché aveva infine capito che la vita è complessa e che l'affetto, l'accoglienza, l'accudimento nessuna comunità parrocchiale te li può dare come te lo danno quelli della tua famiglia. E la donna così pronta a dare conforto ed aiuto a tutti quelli che bussavano alla sua porta è diventata una vecchina bisognosa di affetto e cure. E quelli ha trovato da tutti noi 14 nipoti, dalle sorelle, dalle cognate.

    Vi è stata prestata per molto tempo ma infine ci è stata ridonata.Caro Don Mauro siamo tra i nipoti di Giuseppina, ne aveva 14. Ci ha molto commosso il suo riferimento al grande amore di zia per Libero, che però non avremmo definito né con il termine di passione né con l'aggettivo folle. Era un amore concreto e reale che teneva conto dei limiti di ognuno , un amore passato per la vita di tutti giorni che lascia poco alla danza, molto di più alla solidità di una condivisione di gioie e dolori, comuni alla vita di tutti.

    Grazie per averlo ricordato, ci ha stupito anche che lei ne fosse a conoscenza dopo 20 anni dalla morte di Libero e che lo considerasse così essenzialmente caratterizzante la vita di zia.

    A noi piace invece ricordare la gioia che provavamo quando il campanello suonava a Roma o a Balsorano e dicevamo è arrivata Zia Peppa! e il mondo di noi bambini si illuminava. Arrivava una zia che riempiva d'amore tutto quello che faceva.

    A noi piace ricordare quando andava a 75-80 anni, dalla cugina di Libero, e Libero era morto già da tanto, e riempiva la macchina di frutta che la cugina le regalava per la mensa, o quando andava in giro per negozi a farsi regalare il pane e i dolci per le feste della parrocchia, o quando a 75-80 anni la domenica mattina usciva presto con il freddo per portare la comunione ai malati. O comprava i calzettoni che non le servivano a nulla dai venditori immigrati che bussavano alla sua porta e non aveva cuore di rimandare via a mani vuote.

    E ci ha commosso quando ormai malata ha cominciato a cercarci con più assiduità. E' voluta venire a Roma, perché aveva infine capito che la vita è complessa e che l'affetto, l'accoglienza, l'accudimento nessuna comunità parrocchiale te li può dare come te lo danno quelli della tua famiglia. E la donna così pronta a dare conforto ed aiuto a tutti quelli che bussavano alla sua porta è diventata una vecchina bisognosa di affetto e cure. E quelli ha trovato da tutti noi 14 nipoti, dalle sorelle, dalle cognate.

    Vi è stata prestata per molto tempo ma infine ci è stata ridonata.

    RispondiElimina