1 cor 3, 1-23
ieri e oggi la liturgia della Parola ci offre il capitolo 3 della prima lettera ai Corinzi.
Ad una prima considerazione della fragilità dei cristiani di questa città a cui Paolo avrebbe voluto rivolgersi come a dei pari, ma che, con rammarico, deve considerare come lattanti, segue subito una grande affermazione: v. 9 "Siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio".
Campo - edificio, per l'uno e per l'altro Dio esercita una fatica, un lavoro. Dio lavora perché il campo porti frutto, perché l'edificio sia portato a termine. In sottofondo le divisioni della comunità che ha scelto dei capi e li ha circondati di un'aura meravigliosa. Si perde tempo a intessere lodi per questo e quello, e si lascia perdere colui che veramente fatica: Dio.
Campo-Edificio. Unico è il fondamento: Cristo, poi ognuno, facendo bene attenzione, costruisce. E' singolare come per Paolo non sia una gran questione quale sia il progetto da portare avanti. Di certo è che se il fondamento non si tocca, conseguente al fondamento dovrebbe essere anche la costruzione, ma non è detto che sia proprio così. San Paolo è attento ai materiali che vengono impiegati per questa costruzione, quasi già alludendo che il materiale non sono gli intendimenti o le opere di questo o di quello, ma la proprio la vita di ognuno. Ora siamo oro, ora argento, ora pietre preziose, legno, fieno, paglia. Siamo in un continuo divenire, mai precisi in due attimi, sempre tendenti al meglio, speriamo mai in retrocessione.
Campo - Edificio - TEMPIO. Tempio abitato da Dio, tenda del Convegno, Corpo di Cristo. Scorrendo con la memoria del cuore la vita terrena di Gesù dobbiamo accorgerci che è proprio in Lui che Dio Padre prende in giro i sapienti di questo mondo. E' proprio la Pasqua di questo Dio Incarnato che è il trabocchetto per quanti stanno a zelare l'onore di Dio: cosa "conviene" a Dio per essere tale.
v. 23 "Voi siete di Cristo e Cristo è di Dio".
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