venerdì 31 dicembre 2010

dalla commissione Caritas un commento al messaggio del Papa per il 1 gennaio
















LIBERTÀ RELIGIOSA, VIA PER LA PACE
Come caritas diocesana, insieme da qualche anno alle commissioni: Ecumenismo e Dialogo interreligioso, Giovani, Sociale e Lavoro ci si propone, nell’ambito dell’iniziativa del “Mese per la Pace”, di aprire un ampia riflessione sui temi della Pace, della Giustizia, del Dialogo, della Salvaguardia del Creato a partire dall’approfondire il consueto testo proposto dal Santo Padre per il I° Gennaio.
Questo anno il titolo dato alla celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace 2011 e sul quale siamo chiamati, credenti di tutto il mondo, credenti  di ogni fede a dare testimonianza con la nostra vita, per la vita di ogni uomo e donna è “Libertà religiosa, via per la Pace”.
E’ con questo spirito che vogliamo condividere una breve sintesi del testo indirizzando il nostro interesse verso quella valenza pedagogica che ha in se il documento e che può aiutare il nostro agire al fianco degli ultimi, di chi fa più fatica, di chi chiede a noi, ancor prima che le azioni di carità, una fede matura e responsabile, capace di interagire con l’altro, qualunque altro. 
Libertà e dignità religiosa, pace nella libera espressione del proprio credo: <<La dignità, intesa come capacità di trascendere la propria materialità e di ricercare la verità, va riconosciuta come un bene universale, indispensabile per la costruzione di una società orientata alla realizzazione e alla pienezza dell’uomo>>.
Realizzare la pienezza umana attraverso il riconoscimento della libertà religiosa, consentire ad ognuno di manifestare liberamente  il proprio credo; <<esiste un legame inscindibile tra libertà e rispetto; infatti, “nell’esercitare i propri diritti i singoli esseri umani e i gruppi sociali, in virtù della legge morale, sono tenuti ad avere riguardo tanto ai diritti altrui, quanto ai propri doveri verso gli altri e verso il bene comune”.[5] >>
Il pieno rispetto dell’altro è frutto di una consapevolezza dei singoli e delle comunità di appartenenza di avere una grande forza creatrice. <<Una libertà nemica o indifferente verso Dio finisce col negare se stessa e non garantisce. Una volontà che si crede radicalmente incapace di ricercare la verità e il bene non ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti dai suoi interessi momentanei e contingenti, non ha una “identità” da custodire e costruire attraverso scelte veramente libere e consapevoli>>
Il riconoscersi in scelte libere e consapevoli, oltre che aprire verso nuovi orizzonti, permettono di consolidare la vocazione all’incontro con l’altro, da vivere non come nemico, ma come compagno di viaggio, in una vera esperienza di arricchimento reciproco.
<<La relazionalità è una componente decisiva della libertà religiosa, (e non solo aggiungeremo noi) che spinge le comunità dei credenti a praticare la solidarietà per il bene comune. In questa dimensione comunitaria ciascuna persona resta unica e irripetibile e, al tempo stesso, si completa e si realizza pienamente…. La libertà religiosa, come ogni libertà, pur muovendo dalla sfera personale, si realizza nella relazione con gli altri. Una libertà senza relazione non è libertà compiuta. Anche la libertà religiosa non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura pubblica della religione>>.
Camminare insieme, porsi in ascolto reciproco, manifestare un’unica volontà a costruire un futuro equo e sostenibile, un futuro di giustizia per i poveri,  per le nuove generazioni: <<abilitare le nuove generazioni a riconoscere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella, con i quali camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana, dalla quale nessuno deve essere escluso ….Questa è la strada da percorrere sapientemente per la costruzione di un tessuto sociale solido e solidale, per preparare i giovani ad assumere le proprie responsabilità nella vita, in una società libera, in uno spirito di comprensione e di pace: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell’insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell’osservanza dei riti. Non (di meno) dovrebbe incontrare ostacoli se volesse, eventualmente, aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna>>
E’ la persona umana che deve essere rimessa al centro delle preoccupazioni dei governi e delle organizzazioni mondiali che le rappresentano, senza indugi o false promesse.
Ripartire dalla libertà religiosa, significa anche rimettere in gioco il futuro dell’umanità in tutta la sua interezza e complessità: <<La libertà religiosa non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice. Essa è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”.[8] Mentre favorisce l’esercizio delle facoltà più specificamente umane, crea le premesse necessarie per la realizzazione di uno sviluppo integrale, che riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione.[9]>>
Occorre però stare attenti, essere vigili, su quello che il messaggio individua come una dei mali più ricorrenti:<< La strumentalizzazione della libertà religiosa per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine costituito, l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo, può provocare danni ingentissimi alle società. Il fanatismo, il fondamentalismo, le pratiche contrarie alla dignità umana, non possono essere mai giustificati e lo possono essere ancora di meno se compiuti in nome della religione.>>
Molto esplicitamente ci si rivolge a tutti i cristiani, agli uomini e donne di buona volontà indicando un percorso: <<Anche oggi i cristiani, in una società sempre più globalizzata, sono chiamati, non solo con un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche con la testimonianza della propria carità e fede, ad offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realtà umane>>
Fedi e culture diverse che si confronto, si apprezzano, si mettono in cammino per la salvaguardia di quel bene comune che riguarda il futuro di tutta la comunità universale.
Infatti si coglie ancora nel messaggio: <<Nelle svariate culture religiose, mentre deve essere rigettato tutto quello che è contro la dignità dell’uomo e della donna, occorre invece fare tesoro di ciò che risulta positivo per la convivenza civile… Lo spazio pubblico, che la comunità internazionale rende disponibile per le religioni e per la loro proposta di “vita buona”, favorisce l’emergere di una misura condivisibile di verità e di bene, come anche un consenso morale, fondamentali per una convivenza giusta e pacifica>>
Dialogo religioso ed interculturale come prospettiva di interazione, azione pedagogica nelle sue più ampie accezioni: <<Per la Chiesa il dialogo tra i seguaci di diverse religioni costituisce uno strumento importante per collaborare con tutte le comunità religiose al bene comune. La Chiesa stessa nulla rigetta di quanto è vero e santo nelle varie religioni. “Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”.[13] affermava  san Tommaso d’Aquino, “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”[15] >>.
La domanda che sorge spontanea diviene allora quella suggerita dal Pontefice nel suo messaggio per il 2011: <<Ma che cosa significa, in termini pratici, promuovere la verità morale nel mondo della politica e della diplomazia? Vuol dire agire in maniera responsabile sulla base della conoscenza oggettiva e integrale dei fatti; vuol dire destrutturare ideologie politiche che finiscono per soppiantare la verità e la dignità umana e intendono promuovere pseudo-valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani; vuol dire favorire un impegno costante per fondare la legge positiva sui principi della legge naturale.[16] Tutto ciò è necessario e coerente con il rispetto della dignità e del valore della persona umana, sancito dai Popoli della terra nella Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 1945, che presenta valori e principi morali universali di riferimento per le norme, le istituzioni, i sistemi di convivenza a livello nazionale e internazionale.
I leader delle grandi religioni del mondo e i responsabili delle Nazioni rinnovino, allora, l’impegno per la promozione e la tutela della libertà religiosa, in particolare per la difesa delle minoranze religiose, le quali non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale. La loro difesa rappresenta la maniera ideale per consolidare lo spirito di benevolenza, di apertura e di reciprocità con cui tutelare i diritti e le libertà fondamentali in tutte le aree e le regioni del mondo>>.
Su questo fronte si giocano gli impegni delle varie comunità di fede per la pace, per il diritto ad una convivenza pacifica tra popoli, nell’impegno a raccogliersi intorno alle comuni radici: <<La pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni. La pace invece è risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata>>.
L’invito che il Santo Padre  fa a tutti coloro che desiderano farsi operatori di pace, ma soprattutto di nuovo ai giovani è quello di: << mettersi in ascolto della propria voce interiore, per trovare in Dio il riferimento stabile per la conquista di un’autentica libertà, la forza inesauribile per orientare il mondo con uno spirito nuovo, capace di non ripetere gli errori del passato…. Come insegnava il Servo di Dio Paolo VI, alla cui saggezza e lungimiranza si deve l’istituzione della Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali, che danno forza e prestigio al diritto internazionale; quelle, per prime, dell’osservanza dei patti”.[18] La libertà religiosa è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica. Essa infatti valorizza e mette a frutto le più profonde qualità e potenzialità della persona umana, capaci di cambiare e rendere migliore il mondo. Essa consente di nutrire la speranza verso un futuro di giustizia e di pace, anche dinanzi alle gravi ingiustizie e alle miserie materiali e morali. Che tutti gli uomini e le società ad ogni livello ed in ogni angolo della Terra possano presto sperimentare la libertà religiosa, via per la pace!>>
Proviamo a sottoscrivere, a testimoniare con la nostra vita quotidiana il valore della pace, dell’amore condiviso, della riconciliazione a partire  dal perdono reciproco e della fiduciosa accoglienza dell’altro.

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